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Mancano i soldi, niente scuole superiori per la studentessa autistica

Pensate a una studentessa che ripete per quattro volte la terza media. Pensereste probabilmente, di primo acchito, a un’asina patentata. O magari vi sorgerebbe il dubbio che, forse, qualcosa non va.

Ragazzi disabili con gli insegnanti di sostegno a scuola

Ebbene, decisamente molte cose non vanno nella vicenda di Sara, una ragazza lombarda di 17 anni costretta a frequentare per quattro anni la terza media in quanto rifiutata dall’istituto alberghiero del Mantovano che lei vorrebbe frequentare. Il motivo? Sara è affetta da autismo, e per lei non c’è posto.

La giovane ha frequentato con successo il triennio delle medie supportata da un progetto di “scuola potenziata” che sarebbe proseguito anche nel quinquennio delle superiori. Ma la doccia fredda è arrivata, inattesa: il dirigente scolastico dell’istituto alberghiero ha respinto sia il progetto sia l’iscrizione della ragazza.

A raccontarlo all’Espresso è la mamma di Sara, Maria Rosaria Mirto: “La responsabile ci ha convocati spiegando che per Sara non c’era posto. A settembre sono entrate tre prime classi per un totale di 60 alunni di cui 9 portatori di handicap. Tuttavia, per Sara il posto non si trovava proprio”.

Questa la spiegazione della preside: “Gli spazi, nonché la sua organizzazione e l’aumento previsto di ulteriori tre classi ci impedisce di accogliere l’iscrizione dell’alunna“. 

La famiglia della studentessa autistica ha dovuto appellarsi al Tar per vedere cancellata la decisione della scuola alberghiera: “Per come la vedo io è una sconfitta per tutti. Questi ragazzi sono già stati penalizzati a sufficienza nella loro vita. Almeno gli si conceda il diritto di frequentare la scuola che vorrebbero. Episodi del genere non devono più accadere“. 

Ma cosa si nasconde dietro la kafkiana vicenda di Sara? Il solito problema della scuola italiana: la mancanza di soldi. Su circa 8 milioni di alunni iscritti al corrente anno scolastico sono più di 200.000 gli studenti colpiti da disabilità. Con soltanto 103.000 posti per gli insegnanti di sostegno. Non bastasse questo, ci si mette di mezzo la piaga (altra realtà drammaticamente tutta italiana) del precariato: le nomine da ripetere ogni anno diventano mesi buttati al vento senza il sostegno. Significa sprecare dalle 4 alle 10 ore settimanali di lezioni individuali e un percorso di inserimento su misura.

Il grido d’allarme si alza soprattutto al Sud: “Mi preoccupa l’aumento di studenti con disabilità che si registra nel Mezzogiorno d’Italia” ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. “La disabilità si concentra non solo per aree geografiche ma anche su tipologia di alunni, soprattutto sugli stranieri”. 

Il risultato finale? Strutture inadeguate, insegnanti introvabili, genitori costretti a rimanere in aula coi propri figli o a vigilare da vicino … e addio al diritto allo studio. “C’e’ una sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto del disabile all’istruzione come un diritto fondamentale e va fatta rispettare” ha lamentato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil.

E non è solo un problema del Sud: dal Veneto alla Sicilia, dal Lazio alla Lombardia i casi di sostegno tagliato e di studenti con disabilità lasciati allo sbando non si contano più. Il lato oscuro dell’istruzione italiana, e a farne le spese sono come sempre i più deboli. 

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