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Sarah e Giuseppe, l’arte per volare oltre la sindrome di Down

sarah-gordy-disabile-attriceComunemente si pensa che le persone con disabilità siano svantaggiate – in un mondo in cui il lavoro da più parti scarseggia- nel trovare una occupazione. Ed è vero, tanto che esistono le cosiddette “categorie protette” e il sistema normativo prevede delle vie di tutela per provare a consentire a tutti di partire alla pari (anche) nel campo delle opportunità lavorative. Sarah e Marco, però, ci insegnano che oltre tutto questo c’è di più. C’è l’arte – la danza per la ragazza inglese, la poesia per il giovane siciliano – che praticata ad alti livelli spalanca scenari apparentemente fuori portata. Entrambi, Giuseppe e Sarah, convivono con la sindrome di Down. marco caccamese-poesia-disabilitaClasse 1969, catanese, Giuseppe Caccamese è floricoltore e giardiniere, e nel tempo libero si diletta con la poesia e l’attività teatrale. La sua opera “Il mio cuore è una nuvola” che viaggia ha ricevuto il plauso della critica e del pubblico: “Spesso i limiti che ogni persona normale impone alla vita di una persona disabile sono frutto della difficoltà ad immaginare una vita diversa dalla propria. Giuseppe, con i suoi “versi delicati e composti”, dona ai lettori i propri sentimenti e le proprie emozioni trasformandoli in bellezza e poesia” si legge nella presentazione della raccolta poetica di Marco. Dalla sicilia all’Inghilterra per conoscere meglio Sarah Gordy, che di sé dice: “Sono in primo luogo un’attrice, una ballerina ed una donna. Ho gli occhi verdi e la Trisomia 21.  Sono differente dagli altri, ok, e mi va bene”. I drammaturghi del Regno Unito sono letteralmente pazzi di lei. Sentite Lisa Evans: “Sarah è una professionista provetta, sul palcoscenico come in televisione. Tutti i suoi lavori vanno ben oltre il limite dei personaggi con la sindrome di Down. Crea soggetti originali, freschi e sorprendenti”. Ma non basta: la Gordy è anche la stella del Culture Device Dance Project , progetto sperimentale per ballerini professionisti colpiti da sindrome di Down, che stimola la ricerca di nuovi stili di danza attraverso formidabili improvvisazioni.

L’esempio di due giovani che insegna a non abbatterci davanti alle difficoltà e a valorizzare il talento racchiuso in ciascuno di noi.

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