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Pass disabili: la furbata è grossolana? per la Cassazione non è truffa

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Ci sono sentenze che fanno discutere, altre meno. Ci sono decisioni dei tribunali che colpiscono per la loro singolarità, altre che proprio non ti aspetti. Difficile commentare senza fare una smorfia (o un sorriso amaro? Decidete voi) la recente pronuncia n° 28204 del 18 giugno 2014 (depositata il 1° luglio) della Corte di Cassazione, secondo la quale se la contraffazione del pass per il parcheggio riservato ai disabili è effettuata in maniera “grossolana” non si configurano necessariamente gli estremi dei reati di truffa aggravata e falso. In sostanza, la Suprema Corte ha confermato la decisione del Gip di Trani, che aveva disposto il non luogo a procedere nei confronti dell’imputata per i reati di cui agli articoli 477, 482 e 640 del Codice di procedura civile: falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa da privato e truffa aggravata. Secondo il magistrato il fatto non costituiva reato. pass-disabili-grossolana-copiaL’imputata, infatti, era stata accusata di aver contraffatto il pass disabili della madre, utilizzandolo per parcheggiare senza pagare. Dopo l’impugnazione del Procuratore della Repubblica, la corte d’Appello ha confermato la sentenza, resa definitiva dalla Cassazione. Come è possibile, vi starete chiedendo. Ebbene, si da il caso che la contraffazione effettuata dalla signora risultava così mal fatta da essere definita “grossolana”. E, dunque, riconoscibile a un primo sguardo, senza nessuna difficoltà. La donna, correttamente, si è beccata la multa per parcheggio in sosta vietata, ma è uscita pulita dalle accuse di truffa e falso. Al contrario, non l’avrebbe scampata se avesse fatto ricorso a una fotocopia perfetta del pass invalidi, come ha chiarito la stessa Cassazione in un’altra sentenza, la n° 26799 dell’11 aprile 2014 (depositata il 20 giugno). Gli ermellini hanno rilevato come, nel caso in questione, ci fosse evidente traccia del foglio di carta semplice usato dalla donna per la contraffazione: si vede, cioè, che non è una fotocopia, ma poco più di uno scarabocchio. Niente truffa né falso in autorizzazione amministrativa dunque, ma una semplice multa per sosta non autorizzata.

Nel Paese dei furbetti la spunta non solo chi è furbo, ma anche chi è incapace anche di imbrogliare bene.

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