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Marta Pellizzi: “La mia vita? Un capolavoro del destino”

La mia vita? È un capolavoro del destino“. Marta Pellizzi, ventisei anni, è una forza della natura. Di origini calabresi ma residente a Imola, capelli biondi a incorniciare un sorriso sempre pronto ad accendersi, Marta è una vincente.
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Non potrebbe definirsi altrimenti chi, con coraggio e determinazione, è stata capace di ribaltare le avversità della sorte per trasformarle in energia propulsiva. Durante il periodo delle scuole superiori la giovane ha cominciato ad avvertire forti mal di testa, ogni giorno più frequenti e lancinanti. A ciò sono seguiti seri problemi alla vista, fino all’intervento per una diagnosi di meningioma benigno. La copertina del libro di Marta PellizziUna “arancia nel cervello”: così la stessa Marta ha definito il suo male in un libro di successo, “Quella che ero e quella che sarò”, in cui con parole semplici, schiette, disarmanti racconta della sua infanzia, dei continui cambi di residenza fino al trasferimento in Emilia Romagna, della malattia (peraltro recidiva, quindi doppiamente insidiosa e pericolosa) e del suo impietoso lascito: la perdita quasi totale della vista. “Il problema di salute che ha sconvolto la mia vita mi ha portato a sopportare una situazione di semi-cecità, detta in modo più scientifico ipovedenza” scrive la stessa Marta Pellizzi. Sostenuta dall’incrollabile affetto della famiglia e da uno spirito battagliero, la ragazza è riuscita a tenere botta durante le prime, difficilissime settimane (“mi sentivo una morta che camminava, incredula e sull’orlo della disperazione”) prima di riannodare i fili dell’esistenza e prendere in contropiede tutte le avversità.
Marta non vuole dipendere dagli altri. Rifiuta il bastone bianco di cui di solito si avvalgono i non vedenti, rifiuta di rinunciare ai suoi sogni. Non vuol sentir parlare di “disabilità”, tanto meno di “diversità”, senza cedere al vittimismo e senza, allo stesso tempo, mascherare o provare imbarazzo per ciò che le è capitato. Conseguito il diploma nel 2009, Marta si affaccia al mondo della moda e poi a quello della scrittura giornalistica, collaborando con testate cartacee e on line. Ma non basta: si iscrive all’università, facoltà di Scienze della Comunicazione a Ferrara, e in breve tempo arriva a pochi esami dalla laurea. “Tendiamo a ignorare le occasioni, piccole e grandi, che la vita ci propone ogni giorno. Non le vediamo, presi come siamo dal correre appresso alla carriera, al denaro, al successo”. Marta Pellizzi in posa
Marta ha scoperto un suo ulteriore talento, quello per le nuove forme di comunicazione: è una valente blogger ed esperta di social media marketing, svolgendo attività di consulenza per importanti aziende. Così la giovane descrive questa attività: “Mi sono messa alla prova in un settore dove è normale essere visivamente abile. Contro gli stereotipi diffusi e contro i miei stessi limiti fisici ho voluto mettere in pratica le capacità e le competenze acquisite negli anni nel campo della comunicazione”.
Una forza della natura questa Marta, l’abbiamo scritto prima. La sua è una lezione di coraggio, valida per tutti, e ancor prima di profonda dignità e consapevolezza di sé: “Oggi ho trovato il pieno equilibrio. Non odio ciò che mi manca, adoro quello che posso fare e ancora potrò fare in futuro”.
Sentirla raccontare della sua esperienza di vita porta a interrogarsi sulle sfide lasciate a metà, sui momenti di sconforto per cose di poco conto, su arrabbiature senza senso, su quelli che sono i nostri veri limiti e le nostre potenzialità (che magari nemmeno conosciamo). La lezione è chiara: non mollare mai, e rialzarsi dopo le cadute, sempre. “Mi sento piena di voglia di vivere” ribadisce Marta Pellizzi, che non se la prende certo col fato: “Sono protagonista di un capolavoro del destino, che tra continui cambi di scena alla fine ha sempre giocato dalla mia parte”.

Grazie, Marta.

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2 Risposte

  1. Ivana Cruciani
    |

    FORMIDABILE. ….

  2. Sandro Remiddi
    |

    una bella storia come esempio per chi soffre e per chi ha paura di non farcela… “non mollare mai”! grazie!

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