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Ha voluto che suo figlio vivesse, ora Elkier è diventato un triatleta.

Elkier, un ragazzo brasiliano di 21 anni, è nato con una disabilità grave. Già durante la gestazione l’ecografia rivelò un’idrocefalia e una seria malformazione alla colonna vertebrale.
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Quel giorno suo padre, José Rosa das Neves, si sentì dire dalla moglie: “I dottori vogliono parlare con te. Probabilmente dovrò abortire”.  José deve aver pensato: “Ma che assurdità, non se ne parla”, tanto che non si presentò all’appuntamento in ospedale. “Non mi importa di cosa accadrà, io mi prenderò cura di mio figlio”, questa fu la sua promessa. Dopo altri due figli -Ildyne e Iran – e un divorzio, oggi José racconta: “Piansi e mi disperai quando mi ritrovai solo coi miei figli. In quei momenti pensi al peggio, è stato il periodo peggiore di tutta la mia vita”. jose-triathlon-jose-elkierMa l’uomo, oggi 46enne, non poteva scordare la promessa fatta. Ha allevato i suoi ragazzi nel miglior modo possibile, e non appena Ildyne si è resa autonoma (dandogli anche una mano nell’accudire quotidianamente Elkier) è riuscito a trovarsi un lavoro. Ma non finisce qui. José è sempre stato un grande sportivo, così nel 2013 ha deciso di correre per la prima volta con Elkier, spingendo a braccia la carrozzina del figlio. “La gente per strada applaudiva, ci incitava. Quei giorni furono belli e commoventi” ricorda José. “Non ho mai pensato che fare il padre si risolvesse nel cambiare i pannolini e preparare la cena. Io volevo e voglio correre con mio figlio, uscire con lui, fargli conoscere posti nuovi”. Per José il concetto di barriera architettonica è semplicemente inaccettabile: “L’anno scorso, pur senza l’attrezzatura adeguata, mio figlio e io abbiamo partecipato a una gara di triathlon. Dopo, grazie anche all’aiuto di amici veri, sono arrivati il canotto per i percorsi in acqua e una bicicletta adattata appositamente alle esigenze di Elkier”. Il ragazzo si è rivelato un atleta provetto, dalla ferrea voglia di vincere: “Non vuole mai restare indietro. Quando superiamo qualcuno durante la gara, ride e agita le braccia. Chi ha detto che una persona con disabilità non vuole stare al centro dell’attenzione? Per lui, come per tutti i ragazzi della sua età, lo sport è divertimento, è gioia”.

Una lezione d’amore e integrazione contro ogni barriera. Il cuore di un padre oltre l’ostacolo della disabilità.

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