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La storia di Maria, il corto di Pedro Solis che ha commosso il web

E chi meglio di qualcuno che la vive in prima persona poteva rendere così efficacemente un quadro così sensibile?

Nel vedere questo cortometraggio, non nascondo di essermi sciolta in lacrime. Piccoli gesti visivi che le parole non sarebbero in grado di descrivere.
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Cuerdas. In spagnolo significa corde. E’ il nome del cortometraggio di Pedro Solis, dedicato a suo figlio Nicholas, affetto da paralisi celebrale.

Cuerdas è stato anche il vincitore del Premio Goya dello scorso anno, che il disegnatore 3D Pedro ha dedicato a sua figlia Alejandra e sua moglie Lola, e, naturalmente, a Nicholas.

“Alejandra mi ispirò. Aveva solo sei anni ed era figlia unica quando nacque Nicolas, il quale aveva bisogno di tutte le cure del mondo, ma quando vide la sua foto, rimase incantata dal suo fratellino. Lo truccava, gli metteva i bigodini, giocava in tutti i modi con lui. Un giorno ero a Guadalajara e ho sentito una canzone di Bunbury e ho visto tutta la storia davanti ai miei occhi e ho dovuto disegnarla”.

pedro-solis-maria-cuerdasIl cortometraggio parla di Maria, una bambina che vive in un orfanotrofio, all’interno del quale verrà accolto un bambino affetto da paralisi cerebrale, che non parla e non cammina.

Da subito si capisce che Maria guarda la diversità con gli occhi di chi la diversità non sa nemmeno cosa voglia dire. E’ un vocabolo rimosso, o meglio che non ha mai imparato e nemmeno concepito. Non esiste: parlare del nulla non ha alcun senso logico.

Non esistono barriere e fa di tutto per far sì che nemmeno il suo amico le percepisca. Qui sta la differenza.

Non vedere diversi sì, ma soprattutto non far sentir diversi. Diversità…ma di cosa stiamo parlando?

Maria, una graziosissima bimba dagli occhioni azzurri, porta un cerchietto in testa con un fiorellino applicato sopra, abbandona i giochi con le amichette e si avvicina a lui. Gli tende la mano, al fine di fare amicizia, ma lui non può fare altrettanto; gli chiede il suo nome ma lui non risponde e Maria, come sconsolata, cerca di insegnargli a muovere quella mano o a dire ciao; con tutta l’innocenza di una bambina come lei, gli domanda come può grattarsi un braccio quando gli prude!

Maria capisce subito. Non può parlare, muoversi e quindi tanto meno giocare.

Si inventa di tutto, prendendo ispirazione dalla corda con cui gioca: lega le sue mani a quelle del suo amico al fine di unirle e farle sbattere l’una contro l’altra; gli lega un braccio al suo per tener segno della riga che gli sta leggendo ad alta voce; lega i piedi del suo amico alle sue braccia per fargli eseguire degli esercizi, per fargli lanciare un pallone e le loro mani unite per far volare un aquilone. maria-amicizia-speciale-cuerdasTanto da farsi considerare strana, dalle amiche dell’orfanotrofio.

Maria va oltre. Oltre le barriere, oltre le limitazioni, tutto questo con un po’ di ingegno, con l’aiuto delle corde.

Nasce e si instaura così un legame indelebile, di quelli in bilico tra l’amicizia e l’amore. Perché il sogno di Maria è quello di insegnargli a camminare, a parlare, sognando persino, ad occhi chiusi nel mentre lo abbraccia di ballare un lento classico assieme al suo amico speciale.

Grazie soprattutto al suo essere semplicemente unica, all’aver visto il mondo con gli occhi del suo amico. Ecco basterebbe sape osservare con gli occhi di chi il mondo lo vede con costrizioni, per capire quanto bisogno c’è di essere tutti Maria. Costrizioni che chi normodotato certamente crea.

A quando l’abbattimento di queste barriere? pedro-solis-cuerda

Arriva il giorno in cui del suo amico rimane soltanto un lembo di corda e una sedia a rotelle vuota, bagnate dalle lacrime di Maria, che ha capito tutto.

L’orfanotrofio dopo vent’anni diventerà un centro di educazione speciale e tra gli operatori, spicca un’insegnate che al polso ha legato un filo di corda.

Si presenta: il mio nome è Maria.

“Grazie a mia figlia Alejandra per avermi ispirato. A mio figlio Nicolas che vorrei non mi avesse ispirato”. (Pedro Solis)

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  1. Valentina Naticchioni
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    aiuto che carino questo articolo; domani lo faccio leggere ai miei alunni, buona serata

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