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Christian Castangia parla di autismo: con l’impegno “Tutto cambia”

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“Il bambino cerca la sua voce.  (L’aveva il re dei grilli).  In una goccia d’acqua  cercava il bambino la sua voce.  Non la voglio per parlare,  me ne farò un anello  che porterà il mio silenzio  al dito mignolo.   In una goccia d’acqua  cercava il bambino la sua voce.   (La voce prigioniera, lontano,  si metteva un vestito di grillo)”.

Questa è la struggente poesia composta dalla penna di Garcia Lorca, il cui protagonista è un bambino alla ricerca disperata della sua voce. La ricerca in una misera e ristretta goccia d’acqua, promettendo al mondo che non la utilizzerà per comunicare, ma per portarla con sé, legata al dito più piccolo della sua mano di fanciullo, in silenzio, come fosse un segreto: impossibilitato quindi dall’essere condiviso col resto del pianeta. Una voce segregata e occultata dal volere di un grillo. Lorca riconduce “Il bambino muto” ad un grillo, nell’antichità in Europa alle fate che sostituivano i loro figli nelle culle degli umani.  Nella realtà dei fatti, stiamo parlando di un disturbo sul quale la sensibilizzazione è un obbligo, da parte di tutti. Non è un numero in riferimento agli interessati, ai disinteressati.

Questo preambolo vuole introdurre una condizione che, secondo statistiche odierne, dovrebbe farci riflettere.

Parliamo di autismo.

L’incidenza, in termini di percentuale, varia da 5 a 50 persone su un campione di 10.000, colpendo prevalentemente soggetti maschili. Il termine autismo, parola di origine greca, fu introdotto nei primi del novecento dallo psichiatra Bleuler, col quale intendeva un sintomo comportamentale della schizofrenia; in seguito, nel 1938, il pediatra austriaco Asperger fu il primo a parlare di autismo secondo il senso moderno. garcia-lorca-contact-srl-usalaFu solo nel 1943 che lo psichiatra austriaco Kanner lo indicò come una specifica sindrome patologica. L’autismo è considerato dagli scienziati odierni un disturbo neuropsichiatrico, facendo riferimento alla sfera cerebrale, in cui ad essere coinvolta è una sensibile diminuzione dell’integrazione socio-relazionale, del comunicare con gli altri e al contempo ad un ritiro interiore. Secondo il DSM-IV (quarta revisione di un lavoro di ricerca condotto da American Psychiatric Association) l’autismo rientra nella categoria dei disturbi pervasi dello sviluppo.

Dopo questo brevissimo e sintetico quadro, ciò su cui mi vorrei soffermare, come già detto da principio, riguarda la sensibilizzazione dell’autismo.

Dalle righe di Lorca e stiamo parlando di un poeta e drammaturgo vissuto a cavallo tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento, voglio schizzare ai giorni nostri, ove prende scena Christian Castangia.

Nato ad Iglesias il 26 dicembre 1974, ha conseguito il diploma di scuola superiore. Nel ‘94 decide di iscriversi all’Università di Cagliari in Scienze dell’Educazione si laureerà nel 2001 con una tesi in Storia e critica del cinema “L’individuale e il sociale nei film di Nanni Moretti”. L’anno che precede la laurea (estate 2000) si reca a Roma per conoscere il regista ed intervistarlo personalmente, ma soprattutto, per ricevere da lui il materiale concordato che lo stesso autore gli fornirà per poter adeguatamente argomentare la tesi. Dopo alcuni anni di esperienze lavorative in qualità di educatore professionale nelle case famiglia e nei centri educativi territoriali del capoluogo decide di ampliare ed arricchire la sua passione e indirizzarsi professionalmente verso la fonte dell’ educazione: i bambini. Oggi è infatti insegnante di scuola primaria si è laureato nel 2007 presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Cagliari e si è specializzato nelle didattiche aggiuntive per il sostegno. Appassionato e studioso di cinema decide dopo qualche anno di esperienza di utilizzare l’audiovisivo come strumento di rilettura e narrazione delle pratiche educativo-didattiche in campo scolastico.  Nel 2010 realizza il suo primo cortometraggio che tratta il tema dell’autismo dal titolo “In una goccia d’acqua” (ispiratosi alla poesia di F.G. Lorca “Il bambino muto”) un documentario che narra una difficile esperienza professionale con un bambino con sindrome autistica, con gravi compromissioni del linguaggio (bambino non verbale) e dei significativi comportamenti problema legati all’autolesionismo. Visti i risultati ottenuti in campo didattico questa esperienza segnerà per sempre il suo dover essere educatore e maestro di bambini, in particolare di quelli con Bisogni Educativi Speciali.  “Per me è molto importante mettere al centro del mio lavoro gli allievi,  ancor di più se in loro è presente una specialità sulla quale soffermarsi e riflettere prima di agire, vivo perennemente ponendomi questo interrogativo: “sarò mai alla loro altezza?”  Da quando nella scuola è stato introdotto il termine inclusione per definire l’integrazione scolastica  io non ho fatto altro che lavorare per promuoverla negli Istituti in cui sono stato, incontrando molte difficoltà e ipocrisie, senza però tralasciare l’interesse primario per cui il mio ruolo è stato istituito quindi facendo valere il diritto allo studio che è quello primario, fondamentale e istituzionale dei bambini. A tutt’oggi cerco sempre di sensibilizzare il più possibile gli stessi bambini e colleghi che incontro nella mia vita professionale perché si concretizzi il valore di far parte di una comunità dove nessuno venga o possa essere escluso. Personalmente vedo gli allievi come delle fonti da dove poter attingere e trovare ispirazione, li reputo una necessità imprescindibile del vero insegnante, l’unica ricchezza che una scuola possieda e per il quale ci è dato il privilegio di istruirli. bambino-muto-garcia-lorcaNoi educatori e insegnanti li dobbiamo assolutamente tutelare da ogni forma di discriminazione e in questo senso dobbiamo esserne l’esempio per trasmettere loro un principio fondamentale: vedere la diversità come una risorsa”.  Nel 2012 scrive e dirige un altro cortometraggio dal titolo “Domani tu” questa volta una fiction, sempre ambientata in una scuola elementare, dove racconta la freddezza, l’irruenza e l’incompetenza di un insegnante che si trova ad operare con una classe costituita oltre che da “bambini bravi” anche da discenti con difficoltà riconducibili ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), iperattività e attenzione (ADHD) o in generale di  carattere cognitivo (ritardo mentale). Un “maestro unico” che si delizia e si compiace delle eccellenze della sua classe, noncurante di situazioni di apprendimento difficili, una vita scolastica dove vengono a mancare interventi pedagogici mirati, strategie didattiche compensative e dispensative per includere tutti i bambini. Gli allievi si esprimeranno attraverso la musica così da scatenare dinamiche condivise da tutti i compagni, suscitando emozioni e scardinando quella routine d’insegnamento non adatta a tutti: un racconto dove vince l’esperienza, l’emozione; dove quel che provi vale molto di più di quel che sei e sai fare.

Nel 2014, scrive e dirige “Tutto cambia”, un racconto liberamente ispirato alla vita scolastica dell’allievo.

Il corto è stato proiettato il 2 aprile scorso, proprio in occasione della giornata mondiale dell’autismo. Lo scopo di tutto è sempre quello  di promuovere l’inclusione, mostrare umilmente come è stato possibile realizzarla e come a volte non è semplice farlo, perché è difficile coinvolgere diverse figure professionali, che invece sono necessarie, quando si ha a che fare con l’autismo, per raggiungere un obiettivo significativo.  L’intento è quello di promuovere l’individuo (l’allievo) nella sua specialità. “Non ho neanche la presunzione di aver raccontato l’unica verità sull’autismo, possiamo definirla una goccia nell’oceano che però, lentamente è solo questione di tempo, creerà le sue onde”. Nel filmato si vedranno dei risultati ottenuti mediante l’applicazione del metodo cognitivo-comportamentale attuato mediante il supporto di immagini visive e attraverso diverse figure quali insegnanti, psicomotricista funzionale, psicologa cognitivo-comportamentale, educatrice e assistente di base. bambino-muto-garcia-lorca“Ho deciso di utilizzare questo metodo, non sempre condiviso, perché nella scuola mancano ancora le competenze, la formazione adeguata per saperlo applicare. Sostengo e appoggio tale metodo perché è lo stesso suggerito dalle linee guide dell’Istituto Superiore di Sanità ed anche perché è il medesimo utilizzato nel centro per i disturbi pervasivi dello sviluppo (ospedale Brotzu di Cagliari) dove operano le più importanti figure a livello territoriale e non solo. Mi faccio forte per smantellare una convinzione diffusa tra i miei colleghi, infatti non ritengo che ogni metodo valga l’altro”.  Christian, in merito al suo lavoro nel sociale sostiene: “Mi piace impegnarmi nel sociale perché penso di avere un’attrazione, un richiamo per le persone che siano essi adulti o bambini senza distinzioni di genere e nazionalità, esseri che umilmente necessitano di aiuto, di un valoroso e onesto impegno nei loro confronti. Viviamo in  un mondo principalmente consumistico che insistentemente cerca di dare il prezzo a ogni cosa che produce o a persona che ci abita, con questo subdolo meccanismo si ha tendenzialmente la convinzione o presunzione di stabilirne anche il valore, ma non possiamo confondere le due cose. In questi ultimi anni ho sempre voluto agire libero, senza padroni, consapevole di scontrami con chi sta più in alto di me, del mio ruolo  perché non amo scendere a compromessi soprattutto quando utilizzo e mi avvalgo delle arti, che siano esse audiovisive come il cinema o prettamente grafiche come la pittura e la fotografia. Quando crei non si possono avere delle persone che ti obbligano a produrre, l’arte è come l’amore, non può essere prigioniera né tantomeno malata di consumo,   l’arte è libertà ed io mi sento così quando documento ciò faccio a scuola: libero.”

Libertà per Castangia, contrapposta alla prigionia di Lorca.

Un paragone per niente scontato, che credo valga la pena approfondire, secondo i punti di vista chi vorrà intervenire.

 

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