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Barriere architettoniche a scuola

I numeri dell’aggiornamento biennale del ministero dell’Istruzione sulla disabilità parlano chiaro: nel 43,3 per cento delle classi delle scuole del nostro Paese c’è un almeno alunno con una certificazione di disabilità. Guardando alle scuole statali questa percentuale sale di quasi tre punti. Guardando invece alle rivelazioni precedenti, si scopre inoltre che il numero degli alunni disabili nelle scuole italiane è cresciuto del 64,7% in soli dodici anni.

Una crescita incredibile, enorme, che si scontra con un sistema scolastico che, in buona parte, è ancora impreparato, sia dal punto di vista del personale docente che da quello delle strutture.

Solo una scuola su tre è pienamente accessibile ai disabili

Ragazza disabile a scuola

In totale, insomma, si parla – per l’anno scolastico di riferimento 2016/2017 – di 254.366 tra alunne e alunni disabili, ovvero del 2,9% degli 8,7 milioni di iscritti.

Mai, prima d’ora, si era arrivati ad una cifra così alta, tenendo inoltre conto del fatto che gli iscritti alle scuole italiane, tra il 2014 e il 2016, sono diminuiti dell’1,6%.

Ma di fronte a questo importante numero di bambini e ragazzi con disabilità motorie, psichiche, uditive e visive, quante sono le scuole italiane realmente attrezzate per questi alunni? In quanti edifici le barriere sono state abbattute e superate?

Ebbene, guardando al Rapporto annuale Istat, solamente il 34% dei 26mila edifici scolastici italiani è accessibile.

La risposta a queste domande è facile: ci troviamo ben lontani dalla piena applicazione dei dettami previsti dalla normativa vigente a tutela di alunni e studenti con handicap.

Quando si parla di handicap non si può non tenere conto della legge quadro sulla disabilità, considerato l’argomento trattato in questo articolo, ci si riferisce sopratutto alle prescrizioni della legge 104 per la scuola. Questa parte della normativa in questine è quella che dovrebbero garantire il diritto allo studio e la piena partecipazione dei ragazzi disabili al processo formativo.

Le differenze di provincia in provincia

In generale, il Nord presenta una situazione migliore rispetto al Sud: nel Settentrione, infatti, gli edifici scolastici pienamente accessibili rappresentano il 40% del totale, laddove nel Meridione si arriva solamente al 26%. La situazione, in ogni caso, è tutt’altro che uniforme: in Puglia spicca il buon risultato delle scuole di Barletta-Andria-Trani, accessibili per il 48% dei casi, e fa meglio di tantissime province del Nord quella di Oristano, che arriva al 52% degli istituti scolastici accessibili. E se le province di Bologna e di Bergamo svettano per i propri risultati virtuosi, vanno invece male quelle di Belluno e di Verbano-Cusio-Ossola, rispettivamente al 16% e al 15%.

Complessivamente, dunque, le scuole italiane mancano spesso di rampe, di servoscala e di ascensori a norma, laddove invece si può riconoscere una migliore diffusione per guanto riguarda scale, porte e servici igienici a norma.

La precarietà degli insegnanti di sostegno

Le problematiche, come anticipato, non sono però legate unicamente alle mancanze a livello degli edifici: anche sul lato degli insegnanti, infatti, ci sono delle criticità che non si possono trascurare. Va sottolineato che, a partire dall’anno scolastico 2009/2010, c’è stato un lento miglioramento, che ha portato il rapporto numerico tra alunni e docenti di sostegno dal 2,09 iniziale all’attuale 1,80.

Guardando invece al corpo docente, gli insegnanti di sostegno costituiscono il 16,3% del totale, di contro all’8,6% relativo all’anno scolastico 2001/2002. Ma se i numeri assoluti migliorano, a preoccupare, momentaneamente, è soprattutto la qualità del sostegno, o meglio, la sua continuità. Non si può infatti non evidenziare il fatto che molto docenti precari scelgono questa via per salire in graduatoria e accedere così, dopo un periodo di tempo, al ruolo classico.

In tutto, il 37,2% degli insegnanti di sostegno è dunque precario, così da non poter garantire una vera continuità del servizio, pur nella consapevolezza che, per i ragazzi con delle disabilità, il cambio di insegnante è spesso molto impattante.

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