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“Dalla neurobiologia al benessere”, i segreti per invecchiare bene

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Vivi in Ogliastra e camperai cent’anni. Scherzosamente (ma non troppo), potrebbe essere questa la sintesi di alcuni tra i principali spunti emersi dal convegno “Dalla neurobiologia al benessere. Spunti per una neuropsicopedagogia dell’invecchiamento”, organizzato da Contact Srl nell’ambito del salone tematico A chent’annos e ospitato dalle sale del Padiglione I della Fiera campionaria della Sardegna dal 25 aprile al 3 maggio 2015. L’evento ha visto come relatori i docenti universitari Carmelo Masala e Maria Pietronilla Penna, la pedagogista Valentina Napoleone e la ricercatrice Maria Chiara Fastame. La relazione di quest’ultima -basata su uno studio pubblicato di recente dall’università di Cagliari – ha messo in parallelo un campione di ultrasessantacinquenni sardi con coetanei della Lombardia. Risulta che “gli ogliastrini hanno la percezione di invecchiare meglio rispetto agli anziani lombardi. Sono meno depressi, leggono di più, sono più aperti alla relazioni sociali. Soprattutto, ritengono la loro terra natale il luogo migliore dove trascorrere la vita e la terza età, a differenza degli over 65 della Lombardia, convinti che si invecchi meglio altrove”. invecchiamento-attivo-achentannos-contactI fattori socio-culturali, dunque, sembrano condizionare la percezione del benessere psicofisico. “La rete sociale fa tanto – ha aggiunto la Fastame citando ricerche pubblicate a livello internazionale – così come la percezione ottimistica di se stessi: tutto ciò contribuisce a un invecchiamento attivo”.

Nel prendere la parola, la professoressa Penna ha esordito con una domanda: come invecchiano le famiglie sarde? Partendo anche in questo caso da ricerche pubblicate dall’ateneo cagliaritano aventi ad oggetto tre generazioni di famiglie dell’Ogliastra, la docente ha fatto notare che “in alcune zone del mondo quali appunto la Sardegna, ma anche il Giappone e alcune isole della Grecia, non soltanto si vive più a lungo, ma si arriva in ottime condizioni fisiche e cognitive alla terza età. Non sempre, del resto, vivere a lungo significa invecchiare bene”. Secondo la studiosa, il segreto dell’invecchiamento attivo è “arrivare fortificati alla terza età avendo investito su se stessi negli anni giovanili”. I dati mettono in evidenza come nelle famiglie sarde “l’indice di soddisfazione individuale cresce proporzionalmente all’esperienza di vita. Se è basso nei giovani, tende a crescere nei soggetti in età matura e negli anziani”. Dunque “se nell’arco della vita ho costruito qualcosa di buono per me stesso e la mia vita di relazione, questo investimento mi torna utile da anziano. carmelo masala-neuropsicopedagogia-onlusInoltre, l’esempio di nonni soddisfatti può influenzare positivamente orientamenti e scelte delle generazioni successive”.

Gli interventi delle due studiose sono stati preceduti dalla relazione introduttiva del professor Carmelo Masala, il quale ha puntato l’attenzione soprattutto sul rapporto tra invecchiamento e alimentazione. Dopo aver svelato il segreto del detto “una mela al giorno leva il medico di torno” (“non è solo merito della vitamina C, ma soprattutto di altri elementi come la quercetina e la vitamina PQQ, presenti nelle mele, nel vino rosso e in altri alimenti ricchi di polifenoli. Entrano in gioco nei processi di ossidoriduzione, aiutando nella prevenzione di varie malattie, dall’artrite alla cataratta, dall’Alzheimer al diabete mellito oltre a una funzione di “ringiovanimento” delle cellule”), il docente ha citato il caso dell’isola giapponese di Okinawa, una delle zone blu del mondo. Per Masala c’è una “stretta correlazione tra la qualità della salute fisica e psichica degli abitanti e il regime alimentare”, consistente nel consumo di piatti a base di pesce, di frutta e verdura e di altri prodotti del mare ricchi di minerali quali ferro, calcio, iodio e magnesio. valentina napoleone-carmelo masala-contact-fieraDa non sottovalutare l’importanza del fattore-stress, assai poco percepito da quelle parti, dove si conduce un’esistenza laboriosa e improntata all’esercizio fisico e alla sobrietà dei costumi. Carmelo Masala ha poi messo in guardia dai difetti di socializzazione, “negativi sempre e comunque e non soltanto in una prospettiva di invecchiamento attivo”.

Le osservazioni della giovane pedagogista Valentina Napoleone hanno avuto come oggetto principale l’importanza dello stile di vita sulla qualità dell’invecchiamento. “Per quanto un deficit fisico non possa essere colmato solo a livello cognitivo, preservare nel tempo il nostro modo di pensare e il nostro modo di essere può essere d’aiuto una volta giunti alla terza età”. Per la Napoleone è importante non smettere di apprendere, né di allenare la mente nel corso degli anni.  Ma non solo: “La socializzazione è fondamentale perché l’individuo si senta motivato e aperto alle esperienze di vita anche da anziano. Luoghi come i circoli ricreativi, le parrocchie, i centri sportivi offrono l’occasione di curare allo stesso tempo corpo e spirito”.

Dunque, a chent’annos? “E’ quello che ci auguriamo tutti, per noi stessi e per le persone a noi care. Ma a una condizione: che ci si arrivi con la testa a posto” ha concluso Carmelo Masala con un sorriso.

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