Home » Blog » Persone e disabilità » L’abbraccio terapeutico dell’acqua “Un’alleata verso l’integrazione”

L’abbraccio terapeutico dell’acqua “Un’alleata verso l’integrazione”

Valentina Usala ha intervistato per il blog di Contact Srl l’idrochinesiologo cagliaritano Salvatore Bandinu.
drochinesi-disabili-visivi-bandinu
Respiralo, toccalo e ascoltalo: prova a dedurlo nella sua completezza di colori e forme, di sguardi mancati, di ali spiegate al vento che rincorrono il sole dal tramonto all’alba.  Chiudi gli occhi e immaginati il mondo. Segui l’onda, lasciati cullare, lasciati sommergere e intaccare la pelle. La tematica che andremo ad affrontare è quella della minorazione visiva, grazie all’aiuto e alle competenze dell’istruttore Salvatore Bandinu, che si presenta così ai lettori del blog di Contact Srl: “Ho 45 anni e vivo a Cagliari dove lavoro presso un servizio educativo territoriale con minori, e in piscina con persone affette da diverse tipologie e forme di disabilità. salvatore-bandinu-contact-disabiliDopo il liceo, mi sono diplomato Isef e successivamente ho partecipato ad un corso di formazione svoltosi a Piacenza ottenendo la qualifica di idrochinesiologo. Qualche anno più tardi fui scelto dall’Unione Italiana Ciechi di Cagliari e mandato a Marina di Tirrenia, dove ho conseguito il titolo di  istruttore di nuoto e attività motorie per minorati della vista organizzato dall’I.RI.FOR”.

Nello specifico?  “Per quanto riguarda la piscina, La mia attività si svolge presso una società sportiva dove mi occupo prevalentemente di persone affette da minorazione visiva utilizzando l’acqua come strumento sia preventivo che integrativo”. 

Nel 2009 la casa editrice Aracne da alle stampe il tuo primo libro. Ce ne parli?  Rientrato dall’esperienza di Marina di Tirrenia scrissi un manuale dal titolo “Acquaticità, motricità e minorazione visiva: il nuoto come strumento educativo, preventivo e integrativo”. Nella mia idea, questo libro vuole essere una sorta di bussola per chi, come me, si muove nel difficile mondo della minorazione visiva e dello sport in generale. E’ facile infatti imbattersi in articoli che sottolineano l’importanza del movimento per le persone affette da tale tipo di minorazione, il difficile invece e incontrare  libri che parlino non solo di prestazione ma anche di “integrazione” e “prevenzione” partendo dallo sviluppo psicomotorio”.

L’acqua: funzioni e utilità, in minorazione visiva.  “L’acqua in questo lavoro rappresenta uno strumento eccezionale a patto che la si consideri  un alleata e non semplicemente una resistenza da vincere nel minor tempo possibile. idrochinesi-bandinu-contact-blogLa “prestazione” deve lasciare spazio alla “sensazione” e il “risultato” (in termini di gare e agonismo) deve riconoscere anche l’importanza dell’emozione e della relazione. Questo è quel che racconto anche nel libro. Sembra cosa scontata ma di questi tempi mi pare davvero merce rara. La tesi che tento con forza di dimostrare è che l’integrazione nelle diverse abilità deve partire dal corpo e non solamente dall’inclusione intesa come “avvicinamento meccanico” ad un’altra persona o ad un gruppo. Sempre più spesso la parola “integrazione” fa rima con “omologazione”  e questo accade non solo per la disabilità ma, come direbbe Fromm, anche per i cosiddetti “sani”.

Salvatore, una domanda: ci dai un tuo giudizio in merito ai valori dello sport in generale, per una persona con disabilità?  “Ritengo che non ci siano differenze, cambiano forse le esigenze, ma sempre e in qualunque caso, è bene pensare allo sport in termini di divertimento e benessere reale, più che al lato dell’agonismo e della competizione. Qui non si tratta solo di integrazione, ma anche e soprattutto di un insieme di emozioni, lato da non sottovalutare assolutamente. aquaticita-motricita-salvatore-bandinuOgni volta che inizio un percorso in acqua con un minore disabile, per esempio, non mi rapporto solo con i genitori, ma anche e soprattutto con lui: non stiamo parlando di un oggetto ma di un soggetto, con precise volontà e intenzioni”. 

Quanto è importante lo sport, in ambito di disabilità?  Non c’è alcuna distinzione: praticare sport è importante per chiunque, se a non praticarlo è una persona disabile, forse gli esiti in termini di negatività sono semplicemente più accentuati. Nel nuoto poi dipende da più fattori come l’età, la risposta e mi ripeto la volontà; il superamento delle paure, se il soggetto sa nuotare oppure no. Superata questa fase si passa a quella del galleggiamento (ambientamento), a quella delle coordinazioni specifiche e tipiche dei quattro stili, da percepire come mezzo e non fine delle sensazioni.

Infine, chiediamo a Salvatore un suo parere sul recente Campus Integrato Cip-Inail andato in scena per il secondo anno consecutivo ad Orosei, in Sardegna, che ha visto Contact Srl ancora una volta in prima linea. “Ben vengano queste iniziative, purché non diventino un’arma a doppio taglio che sfociano nell’agonismo vero e proprio; ma soprattutto non si cada nella valutazione di eccellenze, innescando gerarchie a cui non si appartiene.  Il meccanismo di prestazione-competizione: e alla fine finisci per dimostrare quello che non sei”.

Facebook X WhatsApp Email LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *