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I condomini bloccano i lavori, invalida da due anni senza montascale

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Chi abita in un condominio lo sa: mettere d’accordo tutti – soprattutto quando c’è da spendere – può rivelarsi un’impresa titanica. Quasi una mission impossible, come potrebbe essere definita (e non scherzosamente, purtroppo) quella che sta tentando la bergamasca di Bonate di Sotto Maria Teresa Botti.

Invalida al 100%, ormai da due anni attende di poter procedere all’installazione del montascale che le consentirebbe di raggiungere agevolmente il proprio appartamento, al terzo piano di un condomino Aler.

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La legge e la giurisprudenza, nemmeno a dirlo, sono dalla sua: la signora ha tutto il diritto di provvedere all’abbattimento delle barriere architettoniche, e in questo senso il montascale si rivela ausilio indispensabile.

La vicenda assume poi tinte kafkiane dal momento che ai condomini non è richiesto di spendere un euro.

Infatti, la signora in sede di assemblea condominiale si è dichiarata disposta ad affrontare da sola la spesa per l’installazione del dispositivo.

Cosa assolutamente regolare anche in assenza di un parere favorevole dei condomini alla ripartizione delle spese, ipotesi già a suo tempo disciplinata dalla legge 13/89 e regolarmente confermata dalle pronunce dei tribunali susseguitesi negli anni.

Risolto questo aspetto formale nei confronti del condominio, si era quindi preoccupata di informarsi sul costo del montascale, le caratteristiche tecniche, gli ingombri e l’impatto estetico.

Tutto per risolvere il problema della barriera architettonica che le impediva di entrare ed uscire di casa, cercando di realizzare un montascale a poltroncina preoccupandosi che trovasse il pieno gradimento di tutto il condominio.

“Vivo una situazione assurda, paradossale” ha dichiarato  la 66enne Maria Teresa Botti all’Eco di Bergamo. “Ci siamo attivati da anni per completare l’installazione di questo benedetto montascale ma ogni volta salta fuori una gabbola dell’ultimo momento”. 

“E fosse la prima volta! Già dopo l’assemblea dello scorso 13 luglio tutte le questioni sembravano appianate, fino a che uno dei condomini non si è messo di traverso. Solo grazie all’intervento dell’Anmic siamo riusciti a sbloccare la situazione, ed ecco ora saltar fuori una nuova rogna”. 

A quanto pare, infatti, alcuni condomini non vorrebbero che il dispositivo venisse ancorato ai gradini della scala condominiale. Qualcuno era arrivato a sostenere che la signora poteva anche dotarsi di un montascale a cingoli che avrebbe evitato di applicare sulla scala il binario.

La motivazione era era che un montascale mobile a cingoli o anche un montascale Scoiattolo avrebbero risolto il problema evitando di fissare sulla scala quelle che furono definite “delle guide antiestetiche che alterano il decoro del palazzo”.

La signora aveva però necessita di un dispositivo che le permettesse di accedere alla propria abitazione in totale autonomia, questo il montascale mobile non lo può garantire perché necessita di una seconda persona che provveda a manovrarlo.

Tutto doveva concludersi il giorno 29 luglio, ma la nuova opposizione ha allungato ancora i tempi e fatto perdere la pazienza alla signora Botti, costretta ad apportare nuove modifiche al progetto dell’impianto “per evitare che i supporti del dispositivo siano agganciati direttamente ai gradini ma con piastre posizionato sullo zoccolo in cemento della scala”.

Succede anche questo, nei condomini del Belpaese.

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