Home » Blog » La Pet Therapy nella disabilità » Henry e June e la Pet Therappy nel romanzo di Paolo Montaldo.

Henry e June e la Pet Therappy nel romanzo di Paolo Montaldo.

Una bambina in ospedale con il suo cane: esempio di Pet Therapy

 

Non è la prima volta che su questo blog trattiamo l’argomento della pet therapy, teorizzata negli anni Sessanta e applicata da circa vent’anni con successo quale terapia di supporto a quelle tradizionali in chiave di miglioramento della socializzazione e della sfera relazionale e comportamentale in particolare dei pazienti più piccoli. A essere valorizzati sono i grandi benefici del rapporto tra uomo e animali, e l’argomento è stato ripreso di recente da un romanziere cagliaritano, Paolo Montaldo, che ne ha fatto il cuore della sua ultima opera, intitolata H&J. “H” è l’iniziale di Henry, ragazzino americano autistico che i genitori cercano in tutti i modi di aiutare, pur brancolando nel buio. Siamo negli anni ’70, dei disturbi dello spettro autistico si sa ancora abbastanza poco; la famiglia di Henry le tenta tutte, consultando medici ed esperti, girovagando da una clinica all’altra. paolo-montaldo-autismo-hendryUn pellegrinaggio faticoso ed estenuante, fatto di solitudine e di paura di non venirne a capo… di accettare l’idea di un figlio “diverso” da tutti gli altri bambini. Un figlio che non parla con mamma e papà, che non riesce a guardarli negli occhi, che passa le sue giornate giocando con le sue macchinine fino all’ora di andare a dormire. Nel romanzo traspare tutta l’impotenza dei genitori che si affannano contro un avversario sfuggente, infido. La scienza pare non aiutarli, questo fino al giorno del fortunato incontro col dottor Flowers, che propone di regalare ad Henry un cagnolino. Nascerà la straordinaria amicizia con June, un cucciolo che riporterà il sorriso sul volto del piccolo paziente, per l’incredulità e la gioia della sua famiglia. “Non è stato facile inserire un tema così delicato in una trama romanzesca” ammette Paolo Montaldo. pet-therapy-la zattera-h&j“Mi sono avvalso della consulenza di specialisti quali gli psicologi Ireneo Picciau e Giorgia La Licata, che mi hanno spiegato i capisaldi scientifici dell’autismo infantile”. Il giovane scrittore cagliaritano conosce però molto bene la magia che si sprigiona dal rapporto con i cani: in casa sua ne ospita una decina, inclusi San Bernardo ed english bulldog. “Ti migliorano la vita e ti rendono una persona migliore. Danno amore senza chiedere niente in cambio che non sia la razione quotidiana di coccole. Non nutrono invidia né sentimenti di vendetta. Sono amici fedeli e per la vita” sorride l’autore mentre gratta sulla testa Noce, bulldog di quattro anni placida e amichevole. Precisa Montaldo: “Lungi da me affermare che la pet therapy possa guarire dall’autismo, nemmeno la scienza dice questo. La mia è una storia che racconta di come un amico a quattro zampe possa essere un aiuto prezioso e insperato a superare le barriere derivanti da un disturbo dai contorni sfuggenti, insidioso, difficile da trattare”. Scrive il dottor Ireneo nella prefazione del libro: “Occorre affermare con forza che ogni bambino esprime il disagio derivante dall’autismo in modo personale e differente da caso a caso. Nel libro di Montaldo il viaggio della speranza dei genitori di Henry verso la clinica di Flowers è descritto come un estenuante, interminabile calvario, metafora dell’incomunicabilità in cui è avviluppata l’intera famiglia Hatfield”. Almeno fino allo scodinzolare di June, e al primo sorriso di Henry…

Facebook X WhatsApp Email LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *