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La “danza” di Serena, nel libro di Antonia Chiara Scardicchio

Ragazza disabile in carrozzina

 

Si intitola “Madri. Voglio vederti danzare” il libro di Antonia Chiara Scardicchio in cui si racconta di Serena, una bambina che convive con una grave disabilità. Serena è la figlia della scrittrice: “Lei, che non ha possibilità di riscatto, è comunque felice. I bambini disabili sono portatori di valori, da loro ho imparato tanto”.

Come Valeria Parrella nel suo recente “Tempo di imparare”, anche La Scardicchio si rivolge a tutte le mamme, non soltanto a quelle che hanno figli disabili. “Nella vita ho incontrato quelle che che ho ribattezzato “madri addolorate”, cui per fortuna fanno da contraltare tante “maestre di danza”, che senza rassegnazione e con coraggio hanno capito che ai figli bisogna insegnare, con ostinazione se occorre, ad essere felici”, ha dichiarato la scrittrice in una recente intervista.

madri-danzare-scardicchio-disabile Il testo di “Madri. Voglio vederti danzare” è stato curato da Antonella Chiadini con le illustrazioni di Patrizia Casadei e un corredo di immagini della scultrice Angela Micheli. È stato stampato col contributo della Fondazione San Giuseppe di Rimini, che ha deciso di devolvere il ricavato delle vendite alla scuola frequentata da Serena: “Mia figlia è disabile al 100 per 100, tuttavia a causa dei tagli alla spesa pubblica quest’anno la scuola paritaria che frequenta non ha ricevuto il contributo ministeriale per il sostegno. Sono molto grata, dunque, alla fondazione per il suo interessamento”. 

Nell’intervista rilasciata al Redattore Sociale l’autrice spiega che un figlio disabile, lungi dall’essere un “limite”, è una fonte di arricchimento inaspettato: “Serena non ha niente, non sa legge né scrive, non ha  proprietà di linguaggio. Io, che vivo di libri, respiro, mangio libri e parole all’inizio l’ho vissuta molto male. Poi mi sono accorta della sua gioia, dell’entusiasmo per ciò che la circonda, per essere viva. Vi assicuro che senza di lei non sarei la persona felice che sono adesso”. 

A chi obietta che si tratta di una illusione,  di una sorta di fuga della realtà, cosa risponde la scrittrice? “Jerome Bruner diceva che la vita è come te la racconti. La felicità dipende da come interpreti e vivi le singole circostanze”. Con una precisazione: “Niente derive new age o cose simili nel mio ragionamento. Le disgrazie esistono, impossibile negarlo. Ma, come insegnava Mario Carotenuto, la vera saggezza sta nel riuscire a trasformare le ferite in feritoie”. 

Questo libro può dare suggerimenti su come tentare questa difficile, ma importante, operazione.

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